Il 7 e 8 maggio è andata in scena nella Fortezza Orsini a Sorano, la prima edizione di Ciliegiolo di Maremma e d’Italia. Nell’anteprima del 6 e nella giornata del sabato, giornalisti, ristoratori ed enotecari, hanno avuto la possibilità di degustare in tranquillità i 68 vini delle 42 aziende presenti.
Origini
Iscritto nel Registro delle varietà nazionali dal 1970, le sue origini sono ancora incerte. Secondo una prima teoria sembrerebbe che il Ciliegiolo sia stato introdotto in Italia nel 1870 da alcuni pellegrini di ritorno dal cammino di Santiago di Compostela in Spagna. Soderini nel 1590 citando un ciliegiolo dolce lo descrive così: “Il ciriegiuolo dolce è un vitigno che ha grappoli lunghi e radi, il granello grosso…il sapore dolce e odorifero, e così rende il vino… fa bene in paesi e terre calde”. Il sinonimo ufficiale è Morettone e da studi recenti la sinonimia tra ciliegiolo e aglianicone è risultata errata. Dagli studi effettuati sulla genealogia il ciliegiolo nasce da un incrocio spontaneo tra il Sangiovese ed il Moscato violetto.
In passato è stato usato sempre in assemblaggio al Sangiovese per dare colore, struttura, alcolicità ai fratellastri toscani che ne hanno oscurato le potenzialità. Grazie all’intuizione dell’enologo Attilio Pagli, uno dei primi a credere nei vitigni autoctoni e nel connubio Vitigno-territorio-uomini, il ciliegiolo ha lasciato i panni del brutto anatroccolo e si è trasformato in un cigno dimostrando la sua versatilità, gastronomicità e piacevolezza di beva.
Caratteristiche e territori
Il ciliegiolo è un marcatore del territorio, con una propria identità ben definita, una buona carica polifenolica, dal colore rosso rubino con leggeri riflessi violacei dato l’alto contenuto di antociani, dal sapore e profumo che ricordano la frutta matura, e dal gusto piacevole ed equilibrato. Luca Pollini, direttore del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana e Paolo Storchi, primo ricercatore del CREA di Arezzo hanno indicato i dati della produzione in Italia. Oggi viene coltivato in Toscana, Umbria, Lazio, Emilia-Romagna, Marche, Liguria, Basilicata, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia, Piemonte, Veneto per un totale di 1164 ettari, di cui 525 ha coltivati in Toscana e quasi il 60% di questi sono concentrati in provincia di Grosseto dove danno vita a numerose etichette della DOC Maremma Toscana Ciliegiolo,
A questo proposito infatti, Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana che ha organizzato l’evento, nell’apertura della manifestazione ha dato i numeri della produzione:” Noi produciamo complessivamente 7 milioni di bottiglie, delle quali – in base agli ultimi dati – circa 400.000 appartengono a questa tipologia, si avrà la possibilità di scoprire diverse sfaccettature ed interpretazioni, che sono sicuro il pubblico saprà apprezzare. Siamo orgogliosi di poter ospitare nella Fortezza Orsini, un luogo culturale così importante per il nostro territorio, questa manifestazione che nasce dalla volontà di mettere in risalto una selezione da tutta Italia di Ciliegioli in purezza, vitigno su cui la nostra Denominazione punta molto”
Verticali di Ciliegiolo: viaggio nel tempo a cura di Ciliegiolo Academy e Fisar Colline Maremmane
A dimostrazione della sua longevità, alcuni produttori quali Leonardo Bussoletti, Antonio Camillo, Montenero, Rascioni & Cecconello e Sassotondo, hanno messo a disposizione il loro storico aziendale. In particolare con Bussoletti a Narni e Sassotondo in Maremma si è partiti dall’annata 2010.
Masterclass di Francesco Saverio Russo
Il ciliegiolo non ha bisogno di forzature ma è un vitigno che si esprime in simbiosi con il territorio e la sua diversità dà vita anche alle diverse interpretazioni.
Infatti nella Masterclass erano presenti dieci ciliegioli provenienti da territori e regioni diverse. Ancora una volta il ciliegiolo ha sorpreso per la sua versatilità.
“Ciliegiolo: il vino gastronomico” masterclass guidata dal Relatore Antonio Mazzitelli in abbinamento agli appetizer preparati dalla Chef Valeria Piccini del Ristorante Da Caino a Montemerano.
Protagonista di questa masterclass la versatilità del ciliegiolo, un vino moderno, gastronomico, con un buon corpo, una buona struttura e sapidità, grande piacevolezza di beva, e nelle varie tipologie si adatta bene a tutta la cucina mediterranea ed internazionale.
Una prima edizione che proprio prima non era, perché nel 2015 la prima di Ciliegiolo d’Italia a Narni che è continuata negli anni seguenti, a cura dell’Associazione dei Produttori del Ciliegiolo insieme a Davide Bonucci in alcune e Carlo Zucchetti nelle successive.
Non ci resta che seguire il cammino del Ciliegiolo e augurare un arrivederci alla seconda edizione.
Di Catia Minghi