Il Nebbiolo nelle sue denominazioni: Ghemme, Gattinara, Barbaresco, Barolo.

Il Nebbiolo è il vitigno piemontese per antonomasia. L’areale più coltivato è l’Albese e le Langhe in provincia di Cuneo. Il nome rimanda a due possibili etimologie:

  1. All’abbondanza di pruina sulla buccia degli acini maturi, tanto da farli sembrare ricoperti di nebbia;
  2. La maturazione tardiva delle uve coincide con la stagione delle nebbie sulle colline delle Langhe.

Il nebbiolo è il vitigno che rientra in più denominazioni, Barolo DOCG e Barbaresco DOCG sono le più famose. In Alto Piemonte, lungo il fiume Sesia il vitigno è chiamato Spanna e dà vita alle denominazioni Ghemme DOCG e Gattinara DOCG e alla Boca DOC e Carema DOC (nelle varietà locali Picoteuner e Prugnet) insieme ad altri vitigni autoctoni locali.

Anche in Valtellina si alleva Nebbiolo ed è chiamato localmente Chiavennasca e dà vita al Valtellina Superiore DOCG e allo Sforzato di Valtellina DOCG.

Il nebbiolo  lo troviamo anche in Valle d’Aosta con il nome Picontender.

Il 16 maggio u.s. nell’ambito dell’iniziative volte ai soci per la diffusione della cultura enologica italiana, l’Asociazione Momenti Divini, all’interno dell’Enoteca del Ristorante Zi Maria al Sasso a Cerveteri, ha dedicato l’intera serata alla conoscenza del Nebbiolo, in particolare nelle denominazioni DOCG Ghemme, Gattinara, Barbaresco e Barolo. Presenti le due aziende con Olga Lamina per La Bioca (Barbaresco e Barolo) e Marco Arlunno e Claudia Lucchesi per Il Chiosso (Ghemme e Gattinara).

Il Chiosso nasce nel 2007 per iniziativa di Marco Arlunno, già produttore di Ghemme e Carlo Cambieri, proprietario e conduttore di vigneti in Gattinara,

Marco Arlunno laureato in enologia si occupa totalmente dei vigneti e della cantina. Agricoltura di precisione e rispettosa dell’ambiente e del territorio. Questo il leit motive aziendale: “Nella convinzione che il terroir dell’Alto Piemonte possa dare vini incredibili sotto qualsiasi aspetto, ci siamo prefissi l’obiettivo di coltivare personalmente le viti nel più assoluto rispetto della natura e dei suoi ritmi nel più tradizionale dei modi

La matrice vulcanica ricca di ferro di Gattinara impreziosisce i suoi vini con una mineralità distintiva in grado diprolungarne di molto il suo viaggio nel tempo. La matrice più eclettica dei suoli di Ghemme invece offre al degustatore un bel ventaglio di aromi dal bouquet intenso e complesso. La zona di produzione del Ghemme occupa la sinistra idrografica del fiume Sesia, mentre Gattinara la destra.

La Bioca invece si trova a Monforte d’Alba dove ha anche un bellissimo agriturismo. I suoi vigneti si trovano a La Morra (crù Castagni), a Novello (crù Ravera), Barbaresco (crù Ronchi e crù Secondine) e a Monforte d’Alba (crù Bussia). La cantina è situata a Fontanafredda di Serralunga d’Alba dove seguono tutta la filiera produttiva.

Vediamo nel dettaglio i vini degustati:

Il Chiosso – Ghemme 2019: Suolo fluvio-glaciale, Invaiatura a metà agosto e vendemmia a metà ottobre. Grande omogeneità del frutto, bella trama luminosa. Il sentore di viola marca le narici in modo intenso, poi arrivano toni più autunnali, fiori secchi, castagne, corbezzolo. Vino di grande eleganza ed austerità, ha una verticalità spaventosa, tannino di buona estrazione, Nel finale lascia una bocca integra e pulitissima.

Il Chiosso – Gattinara 2019: Qui il suolo è vulcanico ed infatti le note  minerali, ferrose ed ematiche la fanno da padrone. Più restio a concedersi subito, ma dopo un po’ arrivano le note floreali di viola e rosa canina. Vino con una sapidità perfettamente integrata, il tannino è leggermente ruvido ma ha una grande piacevolezza di beva.

Il Chiosso – Gattinara Riserva 2015: Bella trama cromatica, parte un po’ silenzioso e subito dopo arriva un sentore ferroso, una nota di calore (l’appretto del ferro da stiro), anice stellato, note mentolate, china e immancabile la viola.  Vino di grande classe.

La Bioca – Barolo Aculei 2018: Blend di tre crù Ravera, Monforte d’Alba e Morra d’Alba. Colore molto luminoso, in bocca sentori di frutti rossi (ribes nero, fragole, ciliegie), mela rosa, viola e grafite. Baroleggia più in bocca che al naso.

La Bioca – Barbaresco Secondine Riserva 2017: Naso con caratteri che ricordano approcci tradizionali: note ferrose, erba bagnata, caffè. Confettura, frutta cotta e una leggera nota gessosa

La Bioca – Barolo Ravera 2016: Annata straordinaria regala un naso floreale (bocca di leone e viola) fruttato, (piccoli frutti scuri) una nota tessile di seta, note di rabarbaro e agrumate (tamarindo). Il tannino setoso e la buona sapidità ci regalano un vino estremamente elegante.

Una serata davvero emozionante grazie allo spessore dei produttori, all’eleganza ed alla piacevolezza dei vini in degustazione.

Catia Minghi

Maestro Sommelier Enogastronomo

Related Posts